Colombari: “Io e Billy? Non è facile essere genitori”

Achille Costacurta, un ragazzo difficile da gestire. Parola di mamma Martina Colombari, moglie dell’ex calciatore del Milan che, in un’intervista a cuore aperto a Diletta Leotta, presto… “dolce collega”, ha raccontato la difficoltà di essere genitori.

Tutto dovuto e troppe coccole

Essere genitori è un mestiere assai complicato, ancora di più che fermare Cristiano Ronaldo o sfilare perfettamente su una passerella. Costacurta e la Colombari lo hanno scoperto abbastanza presto: “Fuori da casa, Achille riceveva messaggi molto diseducativi dalle persone che gli gravitavano intorno e solo per il fatto di essere figlio di due genitori famosi, riceveva troppe coccole e lusinghe”. E a 18 anni è facile sentirsi invincibili: “Per un periodo ha pensato che gli fosse tutto dovuto. Da qui, la difficoltà nel rispettare le regole e nel riconoscere l’autorità… Anche quella genitoriale. A volte Billy mi rimprovera, sostenendo che gli stavo troppo addosso, o che ero severa e, in altre occasioni, più accondiscendente, ma non è facile essere genitori. E allora ho chiesto aiuto. Ritengo intelligente affidarsi a un professionista di sostegno alla genitorialità. Non ci vedo alcunché di male”.

Una scelta precisa e una speranza

Billy Costacurta e Martina Colombari
Immagine | Instagram

Achille è figlio unico. Una scelta precisa della coppia: “Non ne sono venuti altri né ho più fatto nulla per averne. Doveva essere uno. Se avessi avuto una femminuccia, l’avrei chiamata Penelope ma quando mi hanno detto che era maschio sono subito diventata la mamma di un maschio. Ci sono momenti in cui ti fanno arrabbiare (eufemismo) da morire, sembra proprio di parlare un’altra lingua. A volte ti trattano male, ti rispondono male, sbattono le porte, ti mandano a quel paese, non rispondono al telefono. La sua frase storica è ‘No mamma non è come credi’ e questo sempre: dopo una nota, dopo un’espulsione a scuola, dopo qualsiasi marachella più o meno grave. Lui aveva sempre una sua versione, peccato che non corrispondesse mai alla realtà”. Soluzioni? Le hanno provate tutte: “Inizialmente lo mettevo in castigo, poi io ho lavorato sui premi, ma alla fine l’ho anche lasciato sbagliare. Devono prendere delle porte in faccia e arrangiarsi un po’. E, al netto di qualche sberla che ha anche preso da me e da suo padre, spero sia felice. Gli ripeto sempre che la vita è meravigliosa ed è più semplice di quel che loro immaginano. Alla fine che prenda una laurea o apra una piadineria a Miami, come sta dicendo in questi giorni, conta poco. L’importante è che possa guardarsi allo specchio e sorridere”.

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